cop25 cosa non ha funzionato

Lo scorso dicembre COP25 ha rappresentato una grande delusione per il mondo degli ecologisti.

L’art. 6 dell’Accordo di Parigi e il finanziamento globale delle azioni in favore del clima sono stati i punti più controversi dell’incontro ma cosa non ha funzionato? Ce lo spiega Mariasole Forlani* in questa puntata della rubrica Pillole di Diritto.

Chi?

Più di 190 Paesi. COP è di per sé un semplice acronimo in inglese, che significa “Conferences of the Parties”, Conferenze delle Parti. Per comprendere meglio, è bene fare un passo indietro, anzi, ventotto ed immaginare di essere nel 1992. In quell’anno, infatti, fu sottoscritta la Convenzione di Rio de Janeiro (UNFCCC) in base alla quale gli Stati si impegnavano a stabilizzare la concentrazione di gas serra in atmosfera. A partire dal 1994, anno di piena entrata in vigore degli Accordi di Rio, ogni anno si tiene una Conferenza delle Parti, la COP, appunto, seguita dal numero progressivo di anni che sono trascorsi dalla prima.

COP25 Time for action is now
COP25 Time for action is now

Per semplificare: COP25 si è svolta nel 2019, esattamente 25 anni dopo il 1994. Nel novero delle Conferenze delle Parti più importanti rientra anche la famosa COP21, che si tenne a Parigi nel 2015, durante la quale gli Stati parte assunsero ambiziosi impegni relativi alla riduzione dell’inquinamento.

Quando?

COP25 si è tenuta dal 2 al 13 dicembre 2019, terminando con ben quaranta ore di ritardo, per via delle evidenti difficoltà nel raggiungere una minima forma di accordo tra le parti.

Dove?

La Conferenza avrebbe dovuto svolgersi in Cile, ma ciò non è stato possibile data l’instabilità politica che il Paese sta vivendo. Per questo motivo COP25 ha avuto luogo a Madrid.

Ceremonia de cesión simbólica del espacio COP a ONU
Ceremonia de cesión simbólica del espacio COP a ONU

Cosa?

COP25 rappresentava una grande speranza per molti, ma principalmente per i giovani e per le popolazioni indigene che più hanno sofferto e stanno soffrendo per gli esiti del cambiamento climatico. Purtroppo, al termine della Conferenza, si è percepito un generale discontento rispetto a ciò che è stato deciso in questa sede. Bisogna anche ammettere che le aspettative fossero altissime, dal momento che il 2020 è l’anno in cui molti Paesi dovranno presentare piani d’azione più concreti per la lotta al cambiamento climatico, sulla base di quanto deciso a Parigi nel 2015.

COP25 Madri – Ampliando a ambição climática from ONU Brasil.

I punti più controversi alla Conferenza di Madrid sono stati fondamentalmente due: l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi ed il finanziamento a livello globale delle azioni in favore del clima.

1. Articolo 6 dell’Accordo di Parigi

L’articolo 6 dell’Accordo di Parigi attendeva di essere rivisto e meglio specificato durante la Conferenza di Madrid. Infatti tale articolo stabilisce un meccanismo grazie al quale l’inquinamento totale permesso a livello globale viene diviso in quote e tali quote idealmente attribuite ad ogni Stato. È così possibile per i Paesi vendere e comprare “Quote di inquinamento”, in modo tale da poter raggiungere gli obiettivi finali di riduzione delle emissioni, senza stravolgere gli equilibri produttivi degli Stati parte. Tale sistema prendeva prima il nome di “Clean Development Mechanism” e ora di “Sustainable Development Mechanism”. Il problema risiede nel fatto che l’articolo 6 nulla dice rispetto agli obblighi concreti che gravano sui singoli Paesi. Per questo motivo ci si aspettava che la Conferenza di Madrid avrebbe fatto luce sul tema, ma così non è stato.

2. Il finanziamento a livello globale delle azioni in favore del clima

Un altro punto estremamente controverso, sono stati i finanziamenti per le azioni in favore del clima.

  • Da un lato i Paesi più sviluppati, in particolare Australia e USA si sono rifiutati di dare garanzie sufficienti per creare un meccanismo finanziario che tuteli i Paesi più deboli, evidentemente più esposti all’impatto del cambiamento climatico.
  • Allo stesso modo, i Paesi in via di sviluppo, come il Brasile, non guardano di buon occhio le misure anti inquinamento, interpretandole spesso come un freno alla propria crescita in campo industriale.

A chi è rivolto?

Come la quasi totalità delle Conferenze che derivano da strumenti di Diritto Internazionale, anche COP25 è essenzialmente rivolta agli Stati. Infatti, oggetto delle decisioni in queste sedi sono i provvedimenti che i singoli Stati dovranno adottare in modo da adeguarsi agli obiettivi finali concordati.

pianeta terra

Ovviamente, le decisioni prese in seno a queste conferenze hanno ripercussioni sui singoli individui e soprattutto sulle imprese. Sono queste che spesso si trovano in maggiore difficoltà, dal momento che convertire gli impianti produttivi in senso più ecologico porta enormi costi, che possono essere sostenuti solamente se si ha l’appoggio dello Stato, o comunque accesso a forme di finanziamento. Per questo motivo, come sottolineato in precedenza, il tema della finanza climatica risulta uno dei più importanti ed anche motivo di grande delusione, visto lo scarso interesse che alcuni Stati hanno dimostrato durante la Conferenza di Madrid.

Fridays 4 Future protest inside COP25 final action
Fridays 4 Future protest inside COP25 final action

Perché?

L’obiettivo della Conferenza era originariamente quello di essere pronti al 2020, anno di inizio dell’attuazione concreta di quanto deciso nell’Accordo di Parigi. Purtroppo, per via della ferma opposizione di alcuni Stati chiave, ci si è ritrovati con un nulla di fatto ed un rinvio alla prossima conferenza, la COP26, che si terrà quest’anno a Glasgow, in Scozia.

È efficace?

Il risultato della COP25 si può leggere in due modi.

  • La prima è la lettura, forse più scontata, di un esito negativo o comunque poco promettente. Così come anche affermato dall’attivista Greta Thunberg, pare che gli Stati non recepiscano pienamente i messaggi della scienza. Nulla si è deciso sull’articolo 6 e sembrano ancora più lontane le rosee prospettive del 2015, da quando, nel 2017, gli Stati Uniti hanno affermato di voler uscire dall’Accordo di Parigi.
  • D’altro canto, come affermato dal capo delegazione del Parlamento Europeo, è meglio non concludere un accordo poco ambizioso ora, per avere poi la speranza in un futuro prossimo di trovarne uno che abbia obiettivi più coraggiosi.
The Greta Thunberg effect, Talk, Panel discussion at COP25
The Greta Thunberg effect, Talk, Panel discussion at COP25

Perché dovrebbe interessarmi?

Le Conferenze Internazionali non sono sempre un argomento di grande attrazione, talvolta perché percepite come un fenomeno lontano dalla vita quotidiana, talvolta perché identificate con sigle incomprensibili. É però importante cercare di seguire il più possibile le evoluzioni di questi incontri, perché hanno ed avranno ripercussioni su tutti.

Ad esempio:

  • Se si stabilisce di diminuire le emissioni di CO2 è possibile che gli Stati decideranno di limitare il traffico automobilistico, cambiando i nostri piani per il fine settimana.
  • Se si sceglie di riconvertire le imprese, in modo tale che la produzione sia meno inquinante, anche le più piccole realtà produttive, quelle del nostro territorio, potrebbero risentirne.

Seguire le discussioni della COP25 sugli aspetti finanziari, ci fa comprendere l’importanza di soluzioni condivise in tema di emissioni, politiche verdi, e finanziamenti, dal momento che “l’ognun per sè” in un contesto globalizzato come il nostro non porta lontano.

Fridays 4 Future protest COP25 final action
Fridays 4 Future protest inside COP25 final action

Quali sono gli sviluppi più recenti?

Dal momento che la Conferenza di Madrid si è conclusa a dicembre 2019, ora non resta che attendere la prossima, prevista dal 9 al 19 novembre 2020 nella città scozzese di Glasgow. La COP26 sarà un banco di prova molto importante, soprattutto per iniziative ecologiche appena inaugurate, come il Green Deal europeo.

Cosa concludo?

La COP25 tenutasi a Madrid ha prodotto pochi risultati concreti, rappresentando più che altro un momento di rinvio. Nulla si è concluso rispetto all’articolo 6 dell’Accordo di Parigi e tanto meno rispetto alla componente finanziaria della lotta al cambiamento climatico.

A questo punto appare chiaro che il 2020 sarà un altro anno di incertezze rispetto alle iniziative che gli Stati prenderanno per ridurre le emissioni di gas serra. Purtroppo, secondo i dati scientifici forniti, il tempo non gioca a nostro favore ed eventuali accordi che verranno raggiunti in futuro potrebbero giungere troppo tardi.

Altro aspetto che non gioverà alle politiche ambientali sarà il passo indietro degli USA rispetto all’Accordo di Parigi – essi, infatti, usciranno ufficialmente dall’Accordo il 4 novembre 2020.

Fortunatamente, non ci sono solamente nuvole all’orizzonte. Segnali incoraggianti arrivano da alcuni Stati che, singolarmente, hanno deciso di fare qualcosa. É di pochi mesi, infatti, la notizia che Italia e Messico vogliono introdurre come programma obbligatorio nelle scuole elementari una materia di insegnamento riguardante il cambiamento climatico. Una piccolo passo avanti, che si spera sia il primo di tanti.

Fonti

* Giurista specializzata in Diritto pubblico Internazionale

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