india

Con questa foto saluto i colori e i sapori che mi hanno accompagnata negli ultimi dieci giorni.

Torno dall’India con le narici sature, il palato in fiamme, le caviglie gonfie, il cuore stravolto ma con la consapevolezza di aver assaggiato un pezzo di mondo a me sconosciuto.

Chiudo gli occhi e ripenso al caos, allo smog, ai rifiuti che bruciano ai bordi delle strade, all’odore delle spezie che si mescola a quello della plastica incendiata ma anche a quello dei fiori che, come lunghi serpenti, ricoprono le bancarelle nel bazar di Calcutta.

Rivedo gli sguardi fieri della gente che onora la propria dea sfilando sopra mastodontici elefanti. Volti che si sovrappongono a quelli imploranti dei bambini, cosí abituati a chiedere l’elemosina, sui marciapiedi di Mumbai. Strizzo forte gli occhi e vedo dell’altro: le acque putride dove donne, incuranti, lavano i panni e quelle del North Canal, su cui ho navigato a bordo di una Shikara per ammirare le coltivazioni di riso che si estendono verso il lago Punnamada ad Alleppey. Rivedo le infinite colline color verde smeraldo di Munnar, sono piantagioni di té, eredità di un passato coloniale che vive tuttora in una marea di dettagli.

Torno con il pensiero in Kerala, in quella bettola dove ho avuto il coraggio di mangiare, rigorosamente con le mani, seduta allo stesso tavolo con abitanti del luogo, sfidando ogni pregiudizio (e ogni norma igienica che il buon senso potesse suggerire). Respiro il senso di libertà provato in quel momento e penso a quanto sia importante vivere e custodire gelosamente l’autenticità di certi istanti.

Tradizione ayurvedica

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Nell’ayurveda esistono tre qualità (dosha) principali all’interno di ogni individuo: vata, pitta e kapha.

Il dosha vata (ciò che si muove) conferisce alla terra e alle persone un’energia eterea e leggera.

In India, proprio come in occidente, la vita è spesso dominata da caos e stress, in cui si cela una grande quantità di vata. Elemento che ha bisogno di forze nutrienti e corroboranti, tutte reperibili nel latte e nel chai.

Per questo quando i ritmi si fanno più frenetici è facile sentire il desiderio, talvolta anche inconscio, di un buon chai.

Per approfondire: