Prima di partire per questa vacanza mai avrei pensato che in Cile avrei trovato tanta bellezza.
La natura lì è indescrivibile, una varietà di panorami da far girare la testa. Due settimane di paesaggi surreali, di immersione nella natura incontaminata. L’unica che riesce a farmi sentire viva. Libera. Piena.
Ho imparato che per vedere le cose migliori bisogna svegliarsi all’alba perché l’universo non aspetta, segue il suo ciclo e siamo noi a doverci adattare. Non il contrario come spesso l’uomo pretende di fare.
Ho imparato anche che nel deserto gli sbalzi termici sono assurdi e le condizioni atmosferiche spesso estreme. Con l’aumentare dell’altitudine l’aria si fa rarefatta e bastano due/tre passi affrettati per farsi venire uno svenimento. Sono passata da temperature che sfioravano i -10 gradi sulle montagne a 5000 metri sul mare, per poi godere del sole estivo nel deserto con i suoi +30°. Il tutto nella stessa giornata.
Metti la giacca e togli il cappello, prendi il costume, spalma la crema. Quella sempre, nel canyon come sull’oceano, la protezione solare è stata una fedele costante per tutta la vacanza.
Ho trascorso quattro notti nel deserto di Atacama e nel corso dell’ultima escursione ho un po’ sofferto lo sbalzo di pressione. Nausea e mal di testa valgono comunque la pena se la ricompensa è un paesaggio da sogno come quello che mi sono trovata di fronte. Qui sopra voglio condividere con voi un antico rimedio atacameño per sconfiggere il malessere: tè alle foglie di coca. Come si dice: Paese che vai, usanza che trovi 🇨🇱
Ho visto balene, pinguini, fenicotteri e fiori di cui ignoravo l’esistenza. Mangiato cibo esotico senza preoccuparmi che non fosse km 0. Ho fatto il pieno di tramonti e guardato le costellazioni col telescopio nell’osservatorio di Atacama dove già ad occhio nudo sembrava di poter toccare le stelle. Scalato le rocce e attraversato grotte buie, navigato nel Pacifico su una barchetta arrugginita e camminato 20 km a piedi solo per vedere il mercato di Coquimbo.
8 aerei in 15 giorni. Un matrimonio. La compagnia costante di 22 famigliari. 32 ore di viaggio totale per tornare a casa. Un’esperienza indimenticabile che porterò nel cuore per molto tempo.
Basta oceano, ceviche ed esplorazioni (sigh 😪). La mia carriera da traduttrice italiano-spagnolo a un gruppo di 20 parenti finisce qui. Da domani si torna alla quotidianità, alla tisana della sera (con nuove tazze artigianali comprate qui) e alla mia amata bicicletta rosa mezza scassata. Sono pronta a rivedere abeti decorati a festa anziché palme e un po’ meno pronta a riabituarmi alle temperature invernali che non mi sono mai piaciute un granché. Ma nel frattempo…sto già sognando la prossima avventura!
P.S. Mi sono follemente innamorata degli arredi sudamericani: tetti con legno di cactus essiccato, pellet come cancelli e fibre tessili in lana di alpaca.